06 – Musica e gioco

6 – venerdì 8 maggio, Castello del Buoncosiglio, Sala Grande – Musica e gioco (programma di sala)

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Venerdì 8 maggio, Castello del Buoncosiglio, Sala Grande

 

ore 19.00 – Conferenza

MUSICA E ARTI FIGURATIVE

Relatrice VALENTINA MASSETTI

 

ore 20.00 – Concerto

MUSICA E GIOCO

Duo pianistico quattro mani e due pianoforti COSIMO COLAZZO – MARIA ROSA CORBOLINI

 


 

PROGRAMMA

 

Alfredo Casella (1883-1947) Pupazzetti (1915) op. 27 cinque pezzi per pianoforte a quattro mani

Marcetta

Berceuse

Serenata

Notturnino

Polca

 

Jean Françaix (1912-1997)  Huit danses exotiques (1957) per due pianoforti

Pambiche

Baiao

Nube gris

Merengue

Mambo

Samba lente

Malambeando

Rock ‘n’ Roll

 

Erik Satie (1866-1925) Parade (1917) ballet réaliste per pianoforte a quattro mani

Prelude du Rideau Rouge

Prestidigitateur Chinois

Petite Fille Americaine

Rag-Time du Paquebot

Acrobates                 

 

Francis Poulenc (1899-1963) Capriccio (da Le bal masqué) (1952) per due pianoforti

 

Dmitrij Šostakovič (1906-1975) Concertino (1954) per due pianoforti

 


 

MC 2012_0021Il senso del gioco, dello spiazzamento ironico, degli accostamenti inattesi, lo scatto agile, l’accento spostato, angoli vivi, durezze dissonanti, maschere, nascondimenti, e, sotto il sorriso, un velo di malinconia.

Alfredo Casella (1883-1947), con Pupazzetti (1915) op. 27, e con altre partiture del periodo, raggiunge lo stadio di una scrittura avanzata, che ribalta ogni stato convenzionale del suono. Ricerca l’urto, la dissonanza, e sente l’armonia come esperienza timbrica. La ritmica a volte è ossessiva, primitiva. Si precisa, insieme, il sogno di una forma precisa e oggettiva, polemicamente anti-romantica.

Jean Françaix (1912-1997) rientra nella linea di autori francesi dediti a una scrittura nitida, fatta di oggetti precisi dotati di una certa vitalità ritmica. Inoltre c’è il senso dell’apertura a repertori altri rispetto alla grande tradizione, in funzione di spiazzamento e osservazione ironica di ciò che è abituale. E’ quanto accade in Huit danses exotiques (1957), dove il richiamo a diverse danze provenienti da varie parti del mondo e in voga nel panorama della musica di più larga diffusione, si unisce a una scrittura densa e molto dettagliata, ricca di soluzioni timbriche e armoniche, come anche di complesse stratificazioni poliritmiche.

Erik Satie (1866-1925), con la provocatoria Parade (1917), ha saputo esprimere, con un linguaggio volutamente ridotto all’essenziale e scheletrico, di un biancore che non lascia spazio a ombre o prospettive, un netto superamento del gusto per il ripiegamento individualistico. C’è l’accostamento inatteso e spiazzante, come anche l’incrocio casuale con il quotidiano. Satie decentra l’ascolto e lo propone in un rapporto possibile con il paradosso. Francis Poulenc (1899-1963) consegna con Capriccio (da Le bal masqué) (1952) un’opera di molta finezza, nel dialogo tra i due pianoforti, come nella creazione di un motore ritmico vivace. Si placa, nel centro, in un ritmo di tango lento e ripiegato, per poi riaccendersi di accenti e dissonanze e chiudere con gesto deciso.

Dmitrij Šostakovič (1906-1975) gioca con formule e figure storiche, ma le stravolge, modifica e deforma. Concertino (1954) per due pianoforti esprime questo sfasamento, attraverso contrattempi, armonie non pienamente allineate e il gioco dei registri d’altezza, che restituiscono figure timbricamente virate, secondo un colore sonoro che rivela appieno la personalità dell’autore.